Shinkido

Per chi vuole sapere di piu’…

Lo “SHINKI DO” (via del Ki della verità) è un’arte marziale giapponese fondata nel 1996 in Italia dal M° Kaoru Kurihara, in cui è previsto anche lo studio di diversi Kata di SHINKI KEMPO sia a mani nude e con l’uso delle armi da allenamento: BOKKEN (spada giapponese di legno), JO (bastone di legno), TANBO (bastone di legno del diametro del JO), TANTO (coltello giapponese di legno), KATANA (spada giapponese di acciaio con fodero) non affilata.

I precetti dello SHINKIDO per i praticanti, (tradotti letteralmente) sono:
SHIN KUN
ONORE NI MAKOTO O MOTE (Abbi la verità in te stesso)
TA NI MAKOTO O MOTE (Abbi la verità verso gli altri)
KAMI NI MAKOTO O MOTE (Abbi la verità verso Dio)
TSURANERU YASASHISA O YASHINAE (Mantieni la gentilezza che si crea)
NUKUMI ATAERU JONETSU O TSUCIKAE (Coltiva l’entusiasmo che ti dà calore)

Nell’insegnamento dello SHINKIDO, il Fondatore ha sistemato cinque metodi e dodici principi, indicando cinque tipi di forza. Noi primi allievi di SHINKIDO, poi incaricati del suo insegnamento, eravamo tutti aikidoisti che già seguivano la didattica di AIKIDO del M° Kurihara.

Tuttavia, l’apprendimento della nuova arte marziale fin dall’inizio ha mostrato ad ognuno di noi come uno specchio i propri limiti di praticante. Sul tatami, infatti, l’esecuzione di tecniche tradizionali sembrava impossibile quando le prese erano molto forti, gli attacchi liberi veloci non si riuscivano a controllare e così il finto orgoglio, fondato sul grado acquisito e sugli anni di pratica passati, crollava in noi dolorosamente, lasciando la consapevolezza che eravamo tutti principianti di un nuovo stile.

Si percepiva, però, come la pratica veritiera potesse divenire strumento di autosservazione e come la guida del M° Kurihara desse ad ognuno grandi opportunità di crescita tecnica ed umana. Il Maestro mostrava delle tecniche che noi praticanti subivamo senza riuscire a comprenderne le modalità di esecuzione, che sembravano inspiegabili, ma erano chiaramente efficaci: stava realizzando tecniche di Aiki con quella che viene indicata come ”terza forza”.

L’effetto delle tecniche è difficilmente descrivibile a chi non ne ha fatto esperienza, potrei rappresentarlo in maniera approssimativa dicendo che risulta influenzata in chi le subisce la capacità di movimento dei muscoli volontari, senza che venga percepita un’azione, e questo si verifica sia da prese di uno o più persone, sia dinamicamente, da attacchi e nella pratica con le armi da allenamento. Con la realizzazione di questa situazione di Aiki vengono poi eseguite molte tecniche.

Il M° Kurihara spiega che “le tecniche basate sulla terza forza (chiamate aikiho = metodo dell’unione dell’energia) assimilano la propria forza cosmica a quella degli altri, determinando una situazione di sintonia energetica”.

Il Fondatore ha impiegato dodici anni per sistemare i dodici principi dello SHINKIDO “che indicano i modi di seguire la legge della natura”, continuando costantemente a svolgere ogni giorno esercizi personali, prove, riflessioni e studio ed ingegnandosi per portare miglioramenti alle tecniche rispetto ai punti di vista tradizionali.

Nel corso di questo cammino severo e solitario, egli dice che: “in momenti d’ispirazione cala un filo di luce e scopro un nuovo principio, da dove può essere costruita una nuova teoria per realizzare nuove tecniche mai viste”.

Nel corso della pratica si studiano principalmente tecniche di jujitsu, da presa e da attacco, tramite l’applicazione di un principio, tecniche di SHINKI KEMPO e con armi da allenamento, Kata, esercizi per il riconoscimento della “seconda linea” e per la trasmissione della forza.

Il Maestro ha dato il nome di “seconda linea” a quella che dai piedi arriva fino alle dita delle mani, attraverso le cosce, le anche, la schiena, le spalle e le braccia.

Una parte dell’allenamento è sempre dedicata agli esercizi per lo studio del primo principio per acquisire la “seconda forza”, che viene spiegata come quella che si genera come un’onda lungo la “seconda linea” sviluppando un’interferenza costruttiva.

Il Maestro spiega che “le tecniche che si basano sulla seconda forza controllano la forza degli altri trasmettendo l’azione e la reazione della forza di gravità”.

Dal punto di vista della “seconda linea” è nato lo SHINKI KEMPO, comprendente lo studio delle tecniche di percussione (principalmente le tecniche di pugni e di calci, ma diverse dal KARATE), che si armonizza con le tecniche di jujitsu.

Lungo la “seconda linea”, infatti, i muscoli non intervengono direttamente nell’azione, ma sono utilizzati come uno strumento per trasmettere la forza che proviene dai piedi fino a raggiungere le dita delle mani, o viceversa, sviluppando così una forza molto più potente di quella generata dalla sola azione muscolare. Da questo punto di vista i praticanti fanno l’esperienza delle prove di rottura (Shiwari), principalmente di pietre.

Nel 2008 si è concluso il primo ciclo di dodici anni dalla fondazione e ne è iniziato uno nuovo. E’ stato introdotto lo studio delle tecniche di estrazione della spada giapponese, dal punto di vista della “seconda forza”, che il Fondatore ha presentato come SHINKIDO IAI.

Il Maestro indica agli shinkidoisti che “nell’allenamento dell’arte marziale è certamente fondamentale acquisire le tecniche di difesa e d’attacco, ma lo scopo dell’arte marziale non è tanto l’autodifesa, c’è qualcosa di più importante: formare uno spirito incrollabile, che non perde se stesso nei momenti difficili, imparando il modo di controllare la propria mente, e poi, senz’altro, fortificare il corpo per fermare la violenza minacciosa.

Il primo è il metodo del controllo della mente per sviluppare l’intuizione che afferra velocemente le situazioni; il secondo è il metodo del controllo del corpo per rispondere al cambiamento improvviso delle situazioni.

Quindi, per prima cosa, i praticanti devono considerare l’autocontrollo a partire dall’autosservazione. Così, osservando se stessi da diversi punti di vista, si può capire il proprio carattere e comprendere il limite delle parole e delle azioni a seconda delle situazioni. Si deve, cioè, considerare il proprio modo di essere per non fare male agli altri e, per così dire, comprendere la linea di confine tra sé e gli altri, rispettare perciò le buone maniere anche tra persone intime. Questo vuol dire valorizzare e mettere in rilievo gli altri e anche se stessi. Aiutandosi reciprocamente i praticanti guidano se stessi e gli altri sulla strada della verità di cielo e terra”.

Nel corso di questi pochi anni, noi shinkidoisti abbiamo cercato con entusiasmo di comprendere alcuni dei principi e delle teorie dello SHINKIDO impiegando sudore e sacrificio nel corso degli allenamenti e condividendo fuori dal DOJO (luogo dove si segue la Via) momenti di allegra convivialità in una calorosa atmosfera familiare.

Penso che, come “Via” (DO), lo SHINKIDO rappresenti un percorso di miglioramento che dura tutta la vita e che può essere seguito con differenti finalità personali.

Solo la pratica continua può dare valore agli insegnamenti ricevuti che altrimenti rimangono confinati nella semplice conoscenza della forma; l’allenamento diventa un punto di riferimento importante anche nei momenti di difficoltà.

Nel corso della celebrazione del decennale dalla fondazione dello SHINKIDO, nel suo discorso ai partecipanti, il M° Kurihara ha detto: “non sono una persona rara che realizza tecniche di Aiki mostranti l’interesse del mondo divino, ma un praticante che continua a camminare, passo dopo passo, il sentiero della verità con l’intenzione di arrivare in cima facendo strada ai compagni che insieme, seguono la legge del cosmo tramite Aiki e poi Shinki. Sono appena entrato all’ingresso del mondo dell’Aiki”.

In conclusione, consiglio sinceramente a tutti coloro che fossero interessati a conoscere qualcosa in più dello SHINKIDO di fare un passo ulteriore rispetto alla ricerca di informazioni sul web, in cui tra l’altro vengono presentate anche discipline omonime, e di visitare un DOJO autorizzato dove si pratica lo SHINKIDO del M° Kaoru Kurihara, con l’auspicio di poterci incontrare prima o poi sul tatami.

Orlando Norscia – settembre 2009

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